Negli ultimi anni il concetto di Zero Trust è diventato uno dei pilastri della sicurezza informatica moderna. Non si tratta di una semplice tecnologia, ma di un vero e proprio paradigma di sicurezza che cambia radicalmente il modo in cui le aziende proteggono dati, applicazioni e infrastrutture.
In questo articolo analizzeremo cos’è lo Zero Trust, perché è diventato indispensabile, quali sono i passi concreti per implementarlo e come si collega alle normative europee in materia di protezione dei dati.
Cos’è il modello Zero Trust
Il principio cardine dello Zero Trust è semplice ma rivoluzionario: “Never trust, always verify”. Nessun utente, dispositivo o applicazione deve essere considerato affidabile a priori, nemmeno se si trova all’interno della rete aziendale.
Tradizionalmente, le aziende hanno adottato un approccio “castle and moat” (castello e fossato): una volta dentro il perimetro, gli utenti avevano accesso a molte risorse senza ulteriori controlli. Oggi, con la diffusione del cloud, del lavoro da remoto e della mobilità, quel perimetro non esiste più. Lo Zero Trust nasce proprio per rispondere a questa nuova realtà.
Perché adottare Zero Trust
Implementare un modello Zero Trust non è solo una scelta tecnica, ma una strategia di business. I principali vantaggi sono:
- Riduzione del rischio di attacchi interni: ogni accesso viene verificato, limitando i danni in caso di compromissione di un account.
- Protezione dei dati sensibili: l’accesso è concesso solo in base al principio del least privilege.
- Maggiore visibilità: monitoraggio continuo di utenti, dispositivi e applicazioni.
- Resilienza al ransomware: segmentazione e micro-segmentazione impediscono la propagazione laterale delle minacce.
Come implementare Zero Trust in azienda
Non esiste una “ricetta unica”, ma alcuni pilastri fondamentali guidano l’adozione:
- Identità e accesso
- Autenticazione multifattore (MFA) obbligatoria.
- Gestione centralizzata delle identità (IAM).
- Dispositivi sicuri
- Verifica costante dello stato di sicurezza dei device.
- Accesso negato a dispositivi non conformi.
- Protezione delle applicazioni
- Accesso condizionato basato su contesto, ruolo e rischio.
- Segmentazione delle applicazioni critiche.
- Dati al centro
- Crittografia end-to-end.
- Policy di Data Loss Prevention (DLP).
- Monitoraggio e risposta
- Analisi comportamentale e rilevamento anomalie.
- Automazione nella risposta agli incidenti.
Zero Trust e le normative europee
L’adozione di un modello Zero Trust non è solo una scelta tecnica, ma anche un modo per allinearsi alle principali normative europee in materia di sicurezza e protezione dei dati.
- GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati): lo Zero Trust supporta il principio di “privacy by design” e “privacy by default”, garantendo che l’accesso ai dati personali sia limitato e costantemente verificato. Inoltre, la segmentazione e la crittografia aiutano a rispettare i requisiti di sicurezza previsti dall’articolo 32 del GDPR.
- NIS2 (Direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi): entrata in vigore nel 2023, richiede alle organizzazioni di adottare misure tecniche e organizzative avanzate per ridurre i rischi informatici. Lo Zero Trust, con il suo approccio basato sulla verifica continua e sulla gestione granulare degli accessi, rappresenta una risposta concreta a queste richieste.
In sintesi, adottare Zero Trust non significa solo rafforzare la sicurezza, ma anche dimostrare conformità alle normative europee, riducendo il rischio di sanzioni e migliorando la fiducia di clienti e partner.
Zero Trust e il futuro della sicurezza
Lo Zero Trust non è un progetto “one shot”, ma un percorso continuo. Richiede un cambiamento culturale, oltre che tecnologico: dalla fiducia implicita alla verifica costante. Le aziende che lo adottano non solo rafforzano la propria postura di sicurezza, ma guadagnano anche in agilità e conformità normativa.
In un mondo in cui i confini digitali sono sempre più sfumati, lo Zero Trust rappresenta la risposta più concreta e moderna per proteggere ciò che conta davvero: identità, dati e continuità operativa.
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